Scuola
media Guinizelli di Bologna (via S. Isaia, 18) Giovanni Pelagalli e i
suoi compagni di classe, a sinsitra il bidello "Pilò" a
destra il prof. di lettere Carlo Ortolani.
L’infortunio scolastico, se non altro, avrà l’effetto di indurre i genitori all’acquisto di una radio usata che ora fa bella mostra di sé in museo. Ottenuta la licenza di 3a media, in famiglia c’è bisogno anche dell’aiuto economico del figlio; e Giovanni poco più che quattordicenne, ma già in possesso di una buona conoscenza della radiotecnica, grazie al fatto che in quel triennio di medie aveva ottenuto dai genitori anche la desiderata iscrizione ad una “Scuola Radio” per corrispondenza, trova impiego presso la “Radio Synudine” di Bologna, grazie all’interessamento della “Signora Gianna” amica di famiglia, pur continuando a frequentare le scuole serali per assecondare il volere di babbo e mamma che desideravano per lui il classico “pezzo di carta”.
1953
- 1956 La prima radio costruita da Giovanni con i pezzi forniti
dalla scuola per corrispondenza di Torino "Radio Scuola
Italiana" di cui Pelagalli fu allievo dal 1953 al 1956
contestualmente alla frequenza della scuola media.
Sempre in questo periodo (metà degli anni ’50) Giovanni allestisce nella propria abitazione un piccolo laboratorio che gli consente qualche modesto guadagno accessorio a riparazioni di apparecchi radio e dei primi TV in bianco e nero che fa per amici e conoscenti nei momenti di libertà dal lavoro e dallo studio. Apparecchi radio che talvolta gli vengono lasciati in demolizione perché, cominciando a farsi strada la mentalità consumista, giudicati troppo vecchi ed inservibili. In questo modo egli si troverà tra le mani anche radioricevitori degli anni ’30, allora senza alcun valore, ora molto rari e pregiati! Ma lo spirito innato del collezionista ha la meglio sul pragmatismo del tecnico, e Giovanni in realtà non demolisce nulla, anzi restaura, conserva e, con quelle prime radio inconsapevolmente, dà corpo all’embrione di ciò che sarà poi il museo “Mille voci… mille suoni”.
La
"spazzola" carillon della “Signora Mita”...
Piccola
macchina musicale meccanica di grande pregio ora in mostra nel museo.
Svizzera 1880.
Le ampliate conoscenze del mercato e del settore tecnico, le migliorate condizioni economiche, nonché la tenacia innata lo stimolano e gli consentono, dalla metà degli anni ’60 in poi, di allargare e meglio finalizzare la ricerca (ed il successivo restauro nei ritagli di tempo) dei “pezzi” che ora costituiscono il museo “Mille voci… mille suoni”; ricerche condotte presso mercati, “mercatini delle pulci” e privati, anche fuori d’Italia, visto che, come si diceva, durante gli anni di boom economico, era divenuta una moda, quasi un simbolo di status disfarsi delle cose vecchie! Il reperimento in mercati e mercatini anche oggi per Pelagalli, che in qualche rara occasione non si sottrae all’emozione di un’asta londinese, solitamente non sguarnita di pezzi davvero rari, sì da rendere questa sua collezione sempre in costante aggiornamento, ma ormai sono le cose vecchie raccolte “ieri” e tutte restaurate a costituire oggi il museo “Mille voci… mille suoni”: oltre 1300 pezzi in esposizione permanente, su una superficie di 600 mq., allestita su 3-4 piani con uno sviluppo espositivo di oltre 2000 metri. Il primo settore espositivo illustra in modo cronologico e scientifico la preistoria della radio (con strumenti tecnici d’epoca di elettrostatica ed elettrodinamica) e la evoluzione della stessa dalle origini fino al 1960. (Per le numerose scolaresche si aggiunge un settore che mostra la evoluzione della radio-comunicazione fino alla tecnologia satellitare). In un salone appositamente allestito e dedicato a Marconi (di cui Pelagalli, oltre che conoscitore, è profondo estimatore) sono in mostra numerosi cimeli e “pezzi” originali “firmati Marconi” oggi molto rari e ormai introvabili, che testimoniano la grande statura scientifica ed imprenditoriale di questo Scienziato Bolognese, nonché una collezione filatelica con emissioni provenienti da tutto il mondo dedicate a Marconi e all’invenzione della radio. Nel secondo settore espositivo si può “vedere” ed “ascoltare” la storia della fonografia attraverso i dittafoni e fonografi a rullo Edison, Pathé, ecc., fine ‘800, grammofoni a tromba, grammofoni a valigetta, il teatrino delle marionette con i grammofoni giocattolo e dischi di fiabe per i bambini, anni ’20, grammofoni con i grandi mobili intagliati e intarsiati inizio ‘900, ecc… il tutto completato da una collezione di oltre 7000 incisioni d’epoca a 78 – 80 – 120 giri al minuto.
Nel terzo settore espositivo invece, si può “vedere” ed “ascoltare” la storia della riproduzione della musica del ‘700 e dell’800 attraverso organi musicali meccanici di ogni tipo (a molla, a cilindro, a dischi e a cartoni perforati, ecc.). Dal piccolissimo automa musicale meccanico che sta sul palmo della mano, ai grandiosi “orchestrion” (2,5 m di altezza!) con cilindri giganti, della seconda metà dell’800, che riproducono meccanicamente musiche bellissime che sempre affascinano i visitatori. |
Occorre risalire al 1952 per rintracciare il primissimo embrione del museo «Mille voci… mille suoni».
A quell’epoca, infatti, Giovanni Pelagalli alunno di 1a Q della scuola media Guinizelli di Bologna, anziché prestare la dovuta attenzione alla spiegazione di grammatica latina del prof. Carlo Ortolani, insegnante di lettere, «traffica» sotto il banco, con la complicità del compagno Cavallari, con fili, pile, trasformatori e si interessa dei circuiti radioelettrici illustrati dalla rivista dell’epoca «Sistema Pratico», e anche quando decide di essere uno studente diligente, Giovanni si vede punito dal medesimo professore con una sonora insufficienza per aver consegnato in bianco il tema assegnato in classe: “La trasmissione radio che più mi piace”.
Forse quel bravo insegnante deve aver ritenuto che quell’alunno del terzo banco si fosse perso anche quel giorno con fili e trasformatori, e non poteva immaginare che, invece, la ragione era molto più seria. Nella modesta casa Pelagalli non era presente un apparecchio radiofonico.
1952 La prima radio (usata) che entra in casa Pelagalli grazie al 2 preso da Giovanni nel tema "La trasmissione radio che più mi piace" consegnanto in bianco! ... Nella modesta casa Pelagalli non era presente un apparecchio radiofonico.
Natale
1956 prestigioso dono natalizio fatto al giovanissimo tecnico Pelagalli,
dai suoi datori di lavoro Bruno Berti, Antonio Longhi titolari della
"Synudine".
1957 - 1958 Le prime esperienze del giovane radiotecnico Giovanni Pelagalli alla Synudine di Bologna; montaggio, taratura, collaudo, di questi tipi di radioricevitori.
Il nostro Pelagalli, fin da piccolo, si diverte anche con due giocattoli piuttosto particolari: un “grammofono coloniale” a manovella corredato da alcuni album di dischi a 78 giri, acquistati dal padre Attilio nel 1936 a Mogadiscio dove si trovava per lavoro, ed una spazzola con carillon, di proprietà di un’anziana e cara amica di mamma Alderina, oggetto che al piccolo Gianni viene concesso di far suonare ogni qualvolta, ospite della “Signora Mita”, non faccia capricci. Grammofono coloniale e spazzola carillon: due strumenti musicali meccanici (ora in mostra al museo) che diventano negli anni ’60, per l’ormai collezionista di radio Pelagalli, suggerimento e stimolo per allargare le ricerche di “robe vecchie” anche al settore dei fonografi e grammofoni ed al settore delle macchine musicali meccaniche. Nel 1965 Pelagalli si dimette dalla Synudine ed inizia un’attività in proprio di assistenza tecnica radio-TV ed elettronica per privati e conto terzi. Il richiamo forte e sentimentale del collezionista, quindi, non pone affatto in secondo piano la voglia e la capacità imprenditoriale dell’uomo e del tecnico che, se non unico biglietto da visita, per 10 anni consecutivi viene eletto anche presidente provinciale delle aziende artigiane elettroniche ad una importante organizzazione di categoria.
Grammofono coloniale e album dischi a 78 giri (ora in mostra nel museo) acquistato a Mogadiscio nel 1936 da Attilio, il padre di Giovanni Pelagalli.
In
una rara foto del 1936 Attilio, il padre di Giovanni Pelagalli, in un
momento di relax in un'oasi del deserto africano con l'album di dischi
mentre ascolta il grammofono coloniale suo compagno
di viaggio.
1936 - Attilio, il padre di Giovanni Pelagalli, a bordo del suo "camion" . Con questo autotreno, per 3 anni, ha viaggiato per deserti, foreste, paludi africani avendo due singolari compagni di viaggio: il grammofono coloniale con album di dischi, ed una macchina fotografica! Questi oggetti oggi sono in mostra nel museo. (Notare la scritta allo sportello del camion A.O. Africa Orientale e sotto Somalia) |